Un incoerente e claudicante vagabondaggio in un backlog che spazia dall’alba dei tempi (Mediavox Odyssey o giù di lì) all’altroieri, con un individuo alla scoperta del retrogaming tra grandi classici che avrebbe dovuto conoscere da anni ed escrementi videoludici che sotto il fetore magari nascondono qualcosa di buono...

Tra l’irrefrenabile voglia di riempire librerie su librerie di vecchi pezzi di plastica (vade retro digital delivery, vade retro emulazione) e pellegrinaggi in polverosi mercatini dell’antiquariato in cerca del Santo Graal, o accontentandosi magari di un Tombi a 10 euro...

lunedì 5 agosto 2013

Majou Densetsu II: Daimashikyou Galious (Famicom, 1987)

ovvero: Metroidvania d'annata


Una volta presa la decisione di appropriarmi di un bellissimo esemplare di Famiclone, mi sono fatto qualche bella scarrozzata sui lidi della più nota baia virtuale per recuperare una prima serie di titoli, incominciando da quelli più a basso prezzo.
Mi sono appropriato così di una decina di giochi, pagati sui 2-3 euro l'uno compresa la spedizione. Metà non sono niente di che, però tra gli altri c'è qualche titolo niente male, tra cui questo Majou Densetsu II: Daimashikyou Galious (da ora in poi "Galious") che è risultato essere proprio una bella sorpresa. Avendomi colpito già dalla prima breve prova è balzato in testa alla lista ed è infine diventato il primo gioco per Famicom ad essere completato dal sottoscritto.

Come recita il sottotitolo (del post intendo, non del gioco) la struttura è grossomodo quella dei Metroidvania, con un ampio overworld labirintico ricco di nemici, ostacoli platformeggianti e zone inaccessibili finché non si è ottenuto il giusto potenziamento. Il castello funge anche da hub per i cinque dungeon, anch'essi progettati da qualche architetto sotto l'effetto di stupefacenti, ma la cui esplorazione è comunque aggevolata dalla possibilità di ottenere una mappa.
La struttura dei suddetti dungeon richiama invece la serie di Zelda, essendo presenti in ognuno alcuni oggetti predefiniti (la già citata mappa più tre strumenti per facilitare la battaglia col boss, i quali conferiscono rispettivamente: munizioni infinite, energia del cattivone dimezzata e maggiore resistenza ai suoi colpi) accostati da un'arma nuova, che si rivela spesso indispensabile, oltre che per il boss, anche per sbloccare nuove aree.
Il gioco in effetti, vista anche la bidimensionalità, può richiamare Zelda II, oppure, sempre per restare in ambito NES, una versione più claustrofobica (non essendo presenti città o luoghi all'aperto in cui si può stare tranquilli) e labirintica di The Battle of Olympus, piacevole titolo che ho giocato non molto tempo fa.


Galious fa parte di una serie nata su MSX e i cui primi capitoli sono stati portati in occidente sotto il titolo di Knightmare. Il secondo episodio, sottotitolato Maze of Galious è stato anche fonte di ispirazione per il recente gioco scaricabile La Mulana (o almeno così si dice, visto che ques'ultimo devo ancora provarlo). Il Galious per Famicom però non corrisponde esattamente a quello per MSX, presentando numerose differenze, dalla grafica al gameplay, e può essere benissimo considerato un gioco a parte.
La trama vede i due protagonisti, Popolon (bel nome) e Afrodite, impegnati a stanare ed eliminare il cattivone Galious (una specie di Chewbacca cornuto e conciato a festa), colpevole di aver rapito il figlio che i due devono ancora avere... mah. Una sorta di aborto pre-concepimento? Insomma, il regal moccioso che in teoria deve ancora nascere è stato nascosto da qualche parte nel castello e, manco a dirlo, bisogna trovarlo.
Entrambi i protagonisti sono giocabili e intercambiabili in qualsiasi momento (o quasi) per approfittare delle differenti abilità: lei può stare molto più a lungo in acqua senza tirare le cuoia mentre lui può distruggere i blocchi con la spada molto più in fretta.
Povero Chube, cornuto e mazziato...

Nonostante sia ben visibile la barra EXP non ci sono veri elementi da gioco di ruolo come il salire di livello. Riempire di pixel color porpora la suddetta barra tramite l'uccisione dei nemici infatti non rende più potente il duo di protagonisti (l'aumento degli hp massimi avviene solo dopo aver battuto un boss, come nel primo Metal Gear Solid), ma è sostanzialmente l'unico modo per curarsi. Non esiste infatti alcun oggetto di recupero, il che può risultare problematico rispetto agli altri giochi di questo genere, ma in definitiva Galious non è poi così sadico e bastardo come buona parte dei titoli coevi.

E' presente un sistema di password per recuperare i progressi, anche se esiste un solo posto in tutto il gioco in cui è possibile "salvare" in questo modo. Essendo comunque in un punto abbastanza centrale del castello ed essendoci anche degli oggetti che permettono (una volta trovati) un comodo teletrasporto, il tutto è abbastanza user friendly.
Certo, il tutto meno la password stessa... 32 caratteri sono "un po'" tantini, in particolar modo perché il gioco non ha una funzione di "continue" vera e propria, ma rimanda alla schermata del titolo ogni volta che si muore, il che significa dover reinserire la password ogni singola volta.
Personalmente le principali frustrazioni derivatemi da questo gioco sono imputabili proprio a tutto questo.
Ben più fastidioso di dover rifare una parte del gioco era infatti il dover perdere tempo a districarsi tra password assurdamente lunghe da inserire senza sbagliare un carattere, pena il dover ricominciare da capo.
Fortunatamente la tecnologia odierna viene un po' in aiuto in questo senso, così mi sono ritrovato a far una veloce foto al televisore ad ogni password nuova, risparmiandomi così il tempo per trascriverla tutta.

D'altronde questo sistema di salvataggio può in qualche modo essere sfruttato a proprio vantaggio: ogni volta che si riprende il gioco entrambi i personaggi infatti risultano curati al 100%. La strategia più utile perciò è quella di avanzare nell'esplorazione del castello o nel dungeon di turno finché entrambi non sono messi in cattive condizioni (facendo attenzione a non farne morire uno, poiché resuscitare il compare ha un costo notevole tanto in monete quanto in munizioni) e poi usare i comodi oggetti di teletrasporto per tornare immediatamente dal tizio delle password, per poi resettare il gioco e ricominciare.

Al di là comunque di qualche difetto collaterale, il gioco è a mio parere veramente piacevole, l'esplorazione è incentivata e soddisfacente, la longevità è (relativamente) buona, le musiche non sono male (anche se non ce ne sono proprio moltissime) e la difficoltà è umana. Misurato con gli standard odierni Galious non sarà in grado di offrire un'esperienza particolarmente originale, ma quello che fa lo fa in maniera egregia.

Proprio un peccato però che non sia stato portato in occidente, anche perché la versione Famicom non sarebbe esattamente consigliata a chi è completamente a digiuno di giapponese. Non sono presenti dialoghi (ed anzi, la schermata conclusiva ha pure tutto il testo in inglese... vabbé, quasi "inglese"), ma vista la presenza di una nutrita serie di oggetti, il non poter capire cosa si è appena trovato in una cassa o quale degli oggetti del menù sia quello giusto da usare non deve essere proprio una cosa simpaticissima.
Non essendoci frasi complesse il sottoscritto se l'è perlopiù cavata (anche se tutti i nomi degli oggetti sono scritti in katakana, che non è esattamente il mio alfabeto fonetico preferito), complice anche l'aiuto della bella guida presente su GameFAQs, in grado di spiegare la funzione di ogni singolo oggetto.
Esiste d'altro canto una patch di traduzione, quindi per chi non si fa problemi ad usare gli emulatori può comunque godersi Galious. 

Come bonus content infine beccatevi la mia password finale, ricevuta giusto prima di andare a mazziare il boss finale. Dubito che possa seriamente servire/interessare a qualcuno, ma tanto mi era rimasta nella memoria della telecamera e già che ci siamo possiamo anche metterla...
 

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